Alexander Kraler si racconta e ci racconta il multibrand Franz Kraler

Quanto possono valere le nuove generazioni oggi? Che apporto possono dare i più giovani a realtà già consolidate e affermate nel mondo dell’industria e del commercio? Nonostante la crisi del lavoro che da anni affligge la nostra società, non mancano gli esempi virtuosi di chi, con la visione fresca che caratterizza le menti dei più giovani, riesce a portare il proprio contributo innovativo. Alexander Kraler rappresenta uno di quelli che di fronte alle nuove sfide del presente non si è certo tirato indietro, ma si è posto in ascolto dei bisogni del contemporaneo con l’obiettivo di offrire una nuova prospettiva rispetto alle nuove tecnologie, al mondo del digital e dei social. Nel 1986 i suoi genitori hanno fondato l’ormai affermato store multibrand Franz Kraler.

Oggi Alexander, classe 1989, dopo una laurea in Economia Aziendale in lingua italiana e un Master in Marketing Internazionale in tedesco, si è affiancato alla conduzione dell’azienda di famiglia, cercando di proiettarla verso le nuove frontiere dell’internet. Lo abbiamo incontrato per fargli qualche domanda riguardo la moda e le prospettive che si pongono di fronte alle nuove generazioni.

 

Collectible DRY: Il tuo percorso accademico inizialmente non era orientato verso la moda. Come hai iniziato ad avvicinarti a questo mondo?

Alexander Kraler: Ho avuto la fortuna di poter studiare ciò che mi interessava in quel momento della mia vita e i miei genitori non mi hanno mai costretto a fare cose che non volevo. Fin da quando ho potuto iniziare a lavorare, nelle vacanze estive e natalizie, durante le scuole superiori, ho sempre lavorato come addetto alle vendite in negozio aiutando anche in magazzino e iniziando così a fare le prime esperienze. Finiti gli studi, dopo un master all’estero, ho deciso di tornare a “casa” e iniziare a lavorare nell’azienda di famiglia.

CD: Cosa hanno insegnato i tuoi genitori e che valori ti hanno trasmesso relativamente a questa professione?

AK: I valori più importanti che mi hanno trasmesso sono quelli che secondo me stanno a base di ogni professione. L’amore per quello che si fa, il rispetto, l’impegno, la tenacia, ma anche l’umiltà e la generosità. “Scegli il lavoro che ami e non lavorerai neanche un giorno in tutta la tua vita” diceva Confucio…

CD: Quanto è importante, oggi, l’aspetto digitale in un mondo come quello della moda in cui il legame tra corpo e abito è inscindibile?

AK: Direi che è fondamentale. Un’azienda deve avere una piattaforma digitale e un e-commerce all’avanguardia, una presenza costante nei social media per avere una finestra sul mondo e ampliare i propri canali di vendita. Con l’epoca social, è inevitabilmente iniziata una vera rivoluzione. Oggi tutti hanno la possibilità di raccontare la propria storia. La narrazione fashion di oggi lotta contro le discriminazioni, gli stigmi. Non si impone, ma abbraccia tutti noi. Non pochi anni fa, dovevamo essere noi ad adattarci alle tendenze. Oggi, per fortuna, è il contrario. È la moda che si sta adattando al cambiamento, ed è la rottura di uno schema significativo, perché la società, per tanto tempo, non ha considerato l’inclusività di tutte le tipologie di corpo. Il ruolo della moda non è più solo di mostrare il bello, ma quello che ci fa stare bene, che ci fa sentire a nostro agio, che promuove la cultura nella moda. Basta stereotipi: sì all’inclusività e alla fluidità, alla libertà di essere.

 

 

CD: Sappiamo che sei un appassionato di sport. Come si coniuga questa passione con quella della moda?

AK: Diciamo in modo molto naturale. Lo sport per me è fondamentale perché mi serve per staccare dal lavoro. Inoltre, fa tanto bene alla salute. Fin da quando ero bambino ho sempre fatto sport, è una cosa che fa parte di me. La mia grande passione è l’hockey, uno sport completo che offre un allenamento per tutto il corpo. I giocatori sviluppano amicizie mentre imparano a lavorare in gruppo, a fidarsi degli altri e a rendersi responsabili. Sono qualità che durano per tutta la vita. Lo sport per me è stato importante, perché ha contribuito alla mia formazione caratteriale e mi ha aiutato a socializzare e a lavorare sullo spirito di gruppo. La moda, che è il mio lavoro, occupa tutto il tempo che ho durante giorno Ma vivere tra le montagne in questo paradiso mi ha agevolato. Posso lavorare tutto il giorno in ufficio, al telefono o al computer, ma poi basta un attimo per poter godere della meraviglia che mi circonda, fare sci di fondo, qualche fuori pista, o, d’estate, fare trekking fino ad alta quota. Ho iniziato a fare collezione di albe. Parto a notte fonda per poter raggiungere una cima al sorgere del sole e immortalarla. Nel mio lavoro ho la fortuna di essere circondato dalle cose belle realizzate dall’estro e dalla creatività dell’uomo. Ma, ancor di più, ho la fortuna di godere ogni giorno dalla magnificenza della natura che mi circonda.

CD: Secondo te le giovani generazioni che rapporto hanno con l’abbigliamento? E Come stanno cambiando le mode giovanili?

AK: Nell’era digital, tra Instagram, Tik Tok e gli altri social, le mode giovanili cambiano in modo super veloce e non è sempre facile stare al passo coi tempi, tra sneakers e active wear di tendenza. Allo stesso tempo è estremante stimolante vedere come ormai si stia delineando sempre più una consapevolezza fatta di affermazione di se stessi e del proprio io. La moda ha sempre influenzato gli adolescenti, perché crea omologazione, ti fa sentire parte di un gruppo, consolida certezze e accresce l’autostima. Ma adesso è sempre più forte la tendenza alla distinzione e i giovani sono sempre più consapevoli del fatto che attraverso la moda raccontano chi sono o chi vogliono essere. Per alcuni può sembrare un approccio frivolo, ma per molti la moda veicola un messaggio, diffonde idee positive e coerenti sui temi importanti, in perfetta antitesi con l’omologazione alla moda di massa. I Millennials sono amanti delle personalizzazioni, dimostrano di amare la moda senza esserne schiavi, Il loro, quindi, è uno stile unico, perché indossano capi esclusivi.

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