Nell’anno in cui le vendite dei multimarca a livello globale hanno segnato una flessione (per Altagamma–Bain il calo può arrivare a -12% sul 2022 per i department store e a -10% per gli specialty store) e in cui alcuni tra i più noti e–tailer multimarca al mondo (leggi: Farfetch) hanno ceduto quote a cavalieri (più o meno) bianchi in cambio di liquidità salvavita, la chiave di volta per i negozi multimarca che continuano a funzionare, e a farlo con risultati incoraggianti, è in primis quella della relazione che si viene a creare con la clientela. Affezionata, stagionale, internazionale: non importa. Una connessione che rappresenta il nocciolo di un modello, quello del multimarca all’italiana, che ha pochi tentativi di emulazione vincenti. E che non smette di investire in se stesso proprio con l’intento di migliorare l’esperienza di shopping offerta ai clienti (offline, ma anche online) e, perché no, anche il territorio sul quale insiste. Connessione con i clienti e continui investimenti «In Italia il wholesale continua a essere il canale principale di vendita – spiega Federico Giglio, amministratore delegato di Giglio.com, società quotata sul segmento Euronext Growth Milan, nata sulle fondamenta delle boutique Giglio di Palermo –. La ragione principale è che abbiamo una conoscenza impagabile del territorio e dei nostri clienti: sappiamo cosa comprano e cosa compreranno; possiamo fare proiezioni proprio perché conosciamo il loro gusto». Le boutique (fisiche, dunque) Giglio di Palermo hanno chiuso il 2023 con ricavi in salita del 19% e un negozio in più: hanno aperto uno spazio di 200 metri quadrati all’interno del nuovo Marina Yachting di Palermo. L’ area turistica con ristoranti e negozi, nata dalla riqualificazione del porto, è stata inaugurata lo scorso ottobre: «La platea di clienti è diversa da quella attuale perché composta da turisti», commenta Giglio. Ma il Dna resta lo stesso.
Partnership con i brand e dialogo con i consumatori Agli antipodi, geograficamente parlando, rispetto alle boutique Giglio ci sono quelle Franz Kraler, a Dobbiaco, Cortina, Bolzano. Il pubblico è chiaramente molto diverso, ma anche Daniela Kraler sottolinea quanto l’elemento chiave nella formula dei loro multibrand di famiglia sia la relazione con il cliente: «Alcuni mi chiamano al telefono per chiedere consigli, organizzare gite. Poi mi mandano le foto», spiega sorridendo l’imprenditrice altoatesina. Anche nel caso di Franz Kraler l’interazione con il territorio è fondamentale: «Partecipiamo da sempre a iniziative locali come il Cortina Fashion Weekend a dicembre e di recente abbiamo rilevato anche uno chalet che ci ha permesso di entrare nel segmento della ristorazione e dell’ospitalità».
Una formula apprezzata anche dai grandi brand del lusso che nelle boutique Kraler hanno un interlocutore particolarmente attivo. L’ultimo progetto di collaborazione in ordine cronologico è stato, lo scorso 29 dicembre nella boutique di Cortina d’Ampezzo, il party per celebrare i 10 anni del Teddy Bear Coat di Max Mara. «Queste situazioni dedicate sono molto importanti e negli ultimi anni ci hanno portato un exploit di richieste da parte delle maison per collaborazioni speciali, capsule collection e pop up come quello di Moncler Grenoble di questi giorni (chiude il 30 gennaio, ndr) che mi rende particolarmente orgogliosa visto che il marchio ha un monomarca a Cortina». Fast Fast Fashion LAB24 Scopri di più I migliori consigli su prodotti di tecnologia, moda, casa, cucina e tempo libero Consigli24 Scopri di più Focus sulla cultura ed esperienza di shopping innovativa Gli investimenti nel multibrand in Italia, dunque, sono ancora una realtà. Ne è un esempio il rilancio dello storico 10 Corso Como fondato da Carla Sozzani e rilevato nel settembre 2019 da Exor di Tiziana Fausti (titolare delle omonime boutique a Bergamo e in Svizzera). «Il multibrand italiano è un fiore all’occhiello e il suo successo risiede in due aspetti – spiega Gianluca Borghi, ceo di 10 Corso Como –. I buyer italiani più bravi al mondo, tanto che le selezioni fatte nei multibrand italiani sono riconosciute universalmente come la proposta più interessante a livello mondiale, e poi i legami molto solidi con la clientela che si traducono in un approccio consulenziale». Anche se per il 70% si tratta di una clientela estera: «Sono consumatori fedeli che tornano in negozio ogni volta che sono a Milano». A fare la differenza è anche l’esperienza a 360° offerta (da sempre) da 10 Corso Como. Un aspetto su cui la nuova proprietà ha scelto di investire ulteriormente: «Vogliamo sviluppare sia la dimensione legata all’arte sia quella legata al design in modo più ampio – conclude Borghi – e dare forma a uno spazio phygital con digital room in cui le persone potranno fare esperienze immersive». Salvo poi avere anche la consulenza preziosa di un essere umano.